Carissimi viaggiatori di passioni,
è arrivato il consueto appuntamento con le nostre interviste a viaggiatori resilienti.
Dopo Allie e Nikita e la community di Ma non sembri malata, che puoi trovare qui se ti sei perso l’articolo, oggi parleremo di un uomo davvero eccezionale.
Intervisteremo Lo zingaro di Macondo attraverso la sua storia ci parlerà ci come viaggiare renda felici. Lo zingaro di Macondo è il nome d’arte di Gabriel Tibaldi.
Oggi Gabriel è uno scrittore e travel designer ma in passato ha sofferto di depressione, scaturita soprattutto da un momento difficile della sua vita e dall’insoddisfazione del suo vecchio lavoro.
Sappiamo tutti che depressione non significa essere tristi, ma è una vera e propria malattia dell’anima, sembra banale, ma a volte diventa mortale.
Gabriel ha reagito cambiando la sua vita e diventando un nomade digitale che crea itinerari di felicità soprattutto nel sud est asiatico.
Questi viaggi sono stati fatti da lui in prima persona e sono pensati come percorsi di viaggio terapeutici e curativi.
Perchè Gabriel ci tiene alla felicità, in qualunque forma essa sia, va bene, ma deve essere indissolubilmente legata alla libertà.
Lo zingaro di Macondo: viaggiare rende felici è un’intervista inno assoluto alla resilienza, perchè solo la luce di chi ama veramente la vita può sfondare l’ombra dei pensieri oscuri della mente e del cuore e Gabriel ogni giorno lo fa.
Il suo stile comunicativo poi, inutile a dirlo, ti prende dentro, gratta ma non ferisce, è vero ma nella libertà di scegliere dove andare ti fornisce l’unica consolazione possibile.
Un nomade digitale diverso da tutti, un esempio, un faro per tante persone che si ritrovano la stessa infame malattia. Nella sua community nel suo blog diventa un punto di riferimento e ascolta le persone che come lui stanno attraversando un momento buio.
Certo che le parole portano alla guarigione Gabriel scrive e ascolta gli altri.
Perchè di depressione non bisogna vergognarsi, bisogna invece iniziare a parlarne, gettare fuori tutte quelle parole ingoiate da una vita e poi?
Viaggiare e costruirsi itinerari di felicità dentro e fuori di noi. Non potevamo farci sfuggire questo ragazzo che sa danzare nel buio e intessere la felicità nonostante tutto.
I suoi itinerari di felicità sono veri e propri viaggi di passioni!
Lo zingaro di Macondo: viaggiare rende felici
Ecco a voi allora l’intervista a questo ragazzo italo francese. Le sue parole sono un ottimo Prozac pret a porter nella vita di tutti i giorni!
Un esempio di come l’ amore per il viaggio e la vita trionfa su tutto.
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Perchè ti chiami Zingaro di Macondo?
La letteratura, assieme al viaggio, è stata una delle mie terapie; per un motivo o per l’altro sono
tanti i libri che porto nel cuore.
“Cent’anni di solitudine” è uno di questi: Macondo è la città immaginaria (e immaginifica) del
romanzo di Marquez e Melquiades è per l’appunto il suo zingaro; un personaggio straordinario
che porta in dono la magia nella società di Macondo che, altrimenti, sarebbe destinata a
dimenticare il “perché di molte cose”
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Cosa è stata la molla che ti ha permesso di reagire alla depressione?
Ti dirò una cosa: non sono mai uscito totalmente dalla depressione.
Certo; oggi va molto meglio e se ripenso al periodo che ho passato qualche anno fa mi vengono
i brividi.
Sono conscio che nella società di oggi, quella dell’ “ottimismo a tutti i costi”, è forse
controproducente dire che il “cane nero” a volte torna a mordermi l’anima. Vedo molti colleghi
che come me trattano il tema del viaggio e della crescita personale, spendersi sui social a dire
quanto siano felici in ogni momento della loro esistenza.
Oggi posso dire di essere arrivato ad essere “spesso felice”, ma non sempre. Una “molla” c’è stata ed è stata quella che mi ha fatto comprendere che la depressione è un’occasione: un’occasione per cambiare, per ascoltarsi e per andare nella “giusta direzione”.
La depressione ci parla, arrivo a dirti che è un’amica, nel senso che ci avverte che la strada che
abbiamo intrapreso non è la nostra.
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La depressione non è un momento di tristezza e il vocabolo è usato spesso impropriamente. Cosa è stata la depressione per te e che messaggio vorresti dare alla gente?
Come ti dicevo la depressione per me è una buona occasione. Una buona occasione per
dirigere la vita verso quella via che intimamente sento essere quella giusta per me. Molte
persone non hanno “la fortuna” della depressione e arrivano in punto di morte rendendosi conto
di aver vissuto una vita comoda, ma infelice. La depressione mi ha tirato via dalla comodità e mi
sta dirigendo verso la felicità.
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Mi hai detto di esserti tatuato una frase sul braccio durante la depressione “Dancing in the dark”. Cosa significa per te ballare nel buio?
Credo che danzare nel buio, o sforzarsi di farlo, sia meglio che stare fermi nella luce.
Mi sono tatuato questa frase sull’avambraccio e ogni mattina la leggo allo specchio sforzandomi
di danzare anche quando le cose non vanno come vorrei.
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Hai pubblicato un libro: “La soluzione di Gianni”. Di cosa parla e perchè la gente dovrebbe comprarlo?
Il mio è un romanzo che non ha nulla a che vedere con il viaggio; è un romanzo distopico ambientato nel futuro.
I protagonisti si chiamano Pepe Violenza e Johnny Mirtillo e fanno cose contro la legge solo
perché desiderano provare il carcere. Pensano che lavorare solo per produrre e spendere soldi non abbia senso, dunque vogliono tentare la via contraria: quella del non fare niente e di essere in un certo senso “dimenticati”. E’ un romanzo che consiglio a chi non ha tutte le rotelle a posto (ride).
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Sei uno scrittore, Perchè la scrittura è terapeutica nella cura della depressione secondo te. E’ più catartica la scrittura legata ai viaggi o quella dei racconti?
Bella domanda. Sarei tentato di rispondere “entrambi”, ma sarebbe un modo per sviare. Forse
la scrittura legata al viaggio è quella che mi dà di più: quando scrivo per il mio blog mi sento davvero realizzato.
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Fai anche il travel designer. Ci spieghi cosa sono i tuoi itinerari della felicità?
Ho ideato e scritto un catalogo di viaggi che si chiama per l’appunto “itinerari per la felicità”.
Uscirà non appena questa brutta situazione legata alla pandemia si sarà esaurita. Conosco bene il sud est asiatico, una fetta di mondo dove ho lasciato un pezzo del mio cuore: sono itinerari per il 90% indirizzati a persone che vogliono rapportarsi con modi di vivere la vita “diversi” rispetto a quelli occidentale, quasi tutti in Laos, Cambogia, Vietnam e Thailandia, laddove le persone, secondo me, sono “felici nonostante tutto”.
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Quale itinerario della felicità ti ha più dato beneficio e cambiato, perchè?
Il Laos è il paese che mi ha dato di più in termini di “cambiamento di percezione”. E’ un posto nel quale ho trovato esattamente (almeno credo) quello che Pasolini e Moravia cercarono nell’India degli anni ’60. E’ un paese ricchissimo di cultura dove le persone sorridono sempre e vivono in modo comunitario fuori dalle logiche del denaro e del possesso.
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Cos’è la cosa più bella nel fare il nomade digitale?
Non è tutto rosa e fiori, ma ti dirò che la libertà di lavorare dove vuoi, quando vuoi, è impagabile.
Al momento lavoro anche come cameriere, perché purtroppo la pandemia sta limitando le mie possibilità, ma a breve sarò travel designer e, spero, travel influencer (qualsiasi cosa voglia dire -ride-) a tempo pieno.
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Torneresti mai alla vita che facevi prima? C’è qualcosa che ti manca?
No. E no. Basta? (ride). Lavoravo per una grossa multinazionale nella quale i rapporti umani purtroppo esistevano; falsità, ipocrisia, maleducazione mascherata erano alcune delle cose che mi avevano avvicinato alla depressione. Sarebbe stato molto meglio se i rapporti fossero stati inesistenti.
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Sentiti libero di aggiungere qualcosa, magari una news in anteprima per la community di Viaggidipassioni o qualche messaggio per chi ti segue
Appena le frontiere riapriranno tornerò in sud est asiatico e lo farò in puro stile zingaresco; comprerò una moto in loco e la girerò per almeno sei mesi. Seguitemi!
Spero di avervi fatto emozionare con questa intervista, volevo concludere dicendo che la qualità che ammiro di più in questo ragazzo è senza dubbio l’umiltà.
Per poter ricrearsi il proprio progetto di vita, mettersi in discussione, trovare la forza della felicità bisognerebbe fare come Gabriel. Si va per il mondo a conoscere nuove anime e nuove avventure con una certa dose di umiltà in valigia, nata dalla consapevolezza che tutto è imperfetto, ma con la luce e la parola tutto si scioglie e risolve anche le tenebre più scure della malattia.
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Se la storia di Gabriel ti ha coinvolto e interessato ti ricordiamo che puoi seguirlo sul suo blog sulla sua pagina ig e fb, twitter o contattarlo per un suo itinerario di felicità qui.
Inoltre puoi acquistare il suo romanzo qui sotto su Amazon. Anche se non parla di viaggi il suo stile graffiante ti conquisterà e ti farà viaggiare in un universo che non esiste.