Bentornati viaggiatori di passioni,
oggi voliamo in un quartiere di Washingtown per viaggiare nella vita del colonello Ulrich Mott .
Il viaggio di una storia vera nella vita di un bugiardo seriale: Georgetown
Ho scelto questo film anche se alcune recensioni lo definiscono un thriller banale, perché la storia veramente accaduta fa davvero riflettere su il potere della bugia e della truffa, inoltre la recitazione di Cristoph Waltz è davvero, a mio avviso, magistrale.
Iniziamo dunque dal principio, la storia è ambientata a Georgetown, un quartiere storico della capitale statunitense di Washington, racconta la vita dell’ufficiale tedesco Ulrich Mott che ha fatto fortuna negli Stati Uniti per aver sposato Elsa Brecht, una giornalista sua connazionale, che aveva il doppio dei suoi anni. Questo matrimonio è stato molto fruttoso per lui perché gli ha permesso di entrare nella comunità diplomatica di Washingtown.
Il film inizia in modo cerimonioso, mostrando come lui si sia costruito un nome, grazie alla moglie che pare abbia trovato in lui la felicità dopo la morte del suo primo marito. Sua figlia si dimostra però un po’ scettica nei suoi riguardi, così dopo aver litigato con la madre, lascia la casa.
Quando la cena termina, l’ufficiale esce per una passeggiata e al suo ritorno trova la moglie morta. Risulta essere così il primo incriminato.
Ho trovato estremamente intrigante la rete di bugie impensabili che il protagonista costruisce in tutta la sua vita.
Il film delinea la storia vera di un bugiardo patologico, una personalità disturbata che pare non distinguere nemmeno la realtà con la finzione oppure vuole costruire la sua realtà in maniera più semplice partendo da una bugia.
Ma alla fine questo modo infruttuoso di vivere che conseguenze darà?
La vita di questo ufficiale realmente esistito è stata raccontata in un articolo del New York Times intitolato: “Il peggior matrimonio di Georgetown”. Il film segna il debutto come regista dell’attore protagonista Cristoph Waltz che a mio avviso è stato davvero molto bravo.
La regia infatti sottolinea, mettendo in primo piano, il profilo psicologico di un truffatore seriale, che impernia tutta la sua vita su una pila di bugie interminabili, continue e senza fine.
Avvincente e affascinante secondo me non tanto il risvolto triller del film che effettivamente è un po’ banale ma il fatto che la storia vera stessa sembra la trama di un film. Un favoloso esempio di quando l’arte del cinema entra descrivendo profili psicologici che sembrano irreali.
A volte è bello viaggiare anche sul divano e con la mente. Certo il film ci fa sognare mostrandoci scorci, palazzi e vie di Washington.
Cari viaggiatori di passioni vi auguro di godere del film sdraiati e comodi sul vostro divano, mentre vi divertite a catturare tutte le sfumature e le variabili conseguenze che le bugie hanno sulla vita di ciascuno di noi.